sabato 28 luglio 2012

Meta. O forse è metà di una mèta?

Sveglia presto, colazione e via, ci aspettano gli ultimi 50 chilometri.
Come fare andata-ritorno da casa mia a casa di mio padre, mi dico.
Oggi il Cammino non prevede soste particolari, se non quelle per riprendere fiato. Ancora sali e scendi, il paesaggio collinare non ti molla fino all'arrivo: fatichi per salire e tiri un sospiro quando vedi la discesa. Guardi il contachilometri e pensi a quanto manca ancora. Ogni tanto guardi anche cosa ti passa di fianco: colline verdi, campi coltivati, in alto le nuvole e a tratti ancora pioggia.



Durante le soste vieni circondato da pellegrini diversi da quelli a cui ti sei abituata in questi undici giorni. Questi sono freschi, addirittura profumati, gli scarponi da montagna si trasformano in scarpine da trekking leggere, gli zaini diventano zainetti puliti, le borracce lasciano il posto a bottigliette di plastica da mezzo litro. I ciclisti non hanno mountainbike ma bici da strada, hanno attacchi per i pedali, cercano solo l'asfalto e le loro borse sono sgonfie, vuote, forse proteggono una macchina fotografica con doppio obbiettivo e cavalletto. Questa gente ti da suoi nervi.







E' come se non avessero condiviso con te giorni di fatiche e di avventure, soddisfazioni e spirito del viaggio. E' come se stessero prendendo la via facile, anzi è proprio così, e a tutti noi da un fastidio tremendo.
Questi pellegrini li eviti, non auguri più 'Buen Camino' a loro, ti sembra una passeggiata in confronto a quello che hanno visto i tuoi occhi. In fondo come raccontava l'anno scorso mio padre, quando si arriva a questo punto ci si sente un po' i padroni del Cammino, e con prepotenza si pensa che come lo stanno vivendo loro è totalmete sbagliato.



Con il cuore a mille ci avviciniamo alla meta. Si supera il monte do Gozo, l'ultima salita prima di vedere le guglie della cattedrale di Santiago.



Siamo arrivati. Ce l'ho fatta. Quello che due settimane fa mi sembrava impossibile invece ora appartiene al passato. Le mie gambe, la mia testa, il mio cuore, io ho percorso circa 840 chilometri per vivere questo momento:










L'arrivo alla cattedrale di Santiago sembra studiato apposta. La vedi dal monte, scendi in città, corri lungo il fianco dell'edificio e senti suonare una cornamusa. Sembra che la piazza stia aspettando solo te, sembra che ti dica 'ben arrivata, ti stavamo aspettando. Ce l'hai fatta'.
E poi trak, ecco che piangi. Non so bene perchè, ma succede. Poi abbracci qualcuno, ti guardi attorno, c'è chi arrivato lì davanti molla lo zaino o la bici e si butta per terra, bacia la conchiglia scolpita al centro della piazza. C'è chi sorride e chi si sdraia chiudendo gli occhi, in silenzio. Io ho pianto, poi riso, poi battuto un high five col robby, poi riso ancora. E' stata una festa. Una festa bellissima.







E adesso? Che succede adesso?
Per il momento si torna a casa, ma sento che questo Cammino non è stato verso Santiago. O meglio, non è stata Santiago la meta. Forse è la metà di una mèta, una tappa, un inizio di viaggio mio e di mio padre. Questa volta in bici, all'avventura. La prossima volta magari col trenino, così il rrobby si diverte e saluta i turisti che passeggiano. 'Robbeeeerto, è una fffesta eccèzionnale, devvi vvennire!'



Canzone del giorno: Fast car. Per chiudere in bellezza il capitolo. Per dirti che ti ho pensato ogni secondo di ogni giorno. Ma tanto tu lo sai già, che su quel sellino ci sei stato anche tu con me.






Buona vita a tutti,
Valentina

Ps: il rrobby aggiornerà domani. L'ultima parola spetta a lui, com'è giusto che sia.

Location:Santiago de Compostela, Spagna

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